sabato 19 luglio 2014

Intervista ad Amir, protagonista del libro "Il cacciatore di aquiloni" di Khaled Hosseini


ATTENZIONE: L'intervista che state per leggere è ovviamente frutto della mia fantasia! Niente di tutto questo è avvenuto davvero nè tanto meno l'autore del libro ha scritto altro in merito al romanzo. Buona lettura!



19 Luglio 2014
FREMONT (America)
Siamo in compagnia di Amir, il protagonista del libro "Il cacciatore di aquiloni" di Khaled Hosseini.
Amir si è gentilmente offerto di rispondere ad alcune domande sulla sua vita e su quella delle persone a lui più care.

 

- Buongiorno Amir. Dopo aver letto la sua storia ne siamo rimasti così estasiati che non potevamo non chiederle una piccola intervista. Grazie per aver accettato. Ebbene..Siamo tutti di sicuro molto lieti di come sia riuscito a trovare la felicità insieme a Soraya e al piccolo Sohrab alla fine del libro ed è per questo che siamo anche tutti un po' curiosi di sapere come la vostra vita si sia evoluta da quel meraviglioso marzo del 2002 a cui siamo rimasti noi lettori. Ci dica Amir, cosa è cambiato da quel giorno?-

- Dire che qualcosa è cambiato è riduttivo. Tutto è cambiato..ma, nonostante ciò noi siamo rimasti gli stessi. Il tempo può aver cambiato i nostri corpi, ma non ha cancellato i nostri ricordi. Li ha sbiaditi forse, alleviando il dolore che a mano a mano ha lasciato il posto a piccole voragini tra le nostre memorie.
Nel 2004 ci siamo trasferiti in Fremont, vicino il lago Elizabeth con la speranza di poter ricominciare a vivere come una vera famiglia. Sohrab ha cominciato a prendere lezioni private a casa per recuperare il tempo che gli è stato negato a causa di eventi troppo più grandi di lui. Eventi insormontabili per un ragazzo di soli 14 anni. È un ragazzo molto intelligente, il mio Sohrab e nel giro di due anni era più che pronto per il college. 
Soraya ed io abbiamo continuato ad occuparci dell'ospedale di Rawalpindi che, ad oggi, è il principale centro d'aiuto della città. 
In Pakistan, purtroppo, il tempo non ha alleviato nulla, bensì è passato portando solo più distruzione e guerre. Chissà perchè l'uomo tende sempre a peggiorare con il passare degli anni.-



-Siete mai più tornati in Afghanistan dopo l'ultima volta?-

- Ahimè nonostante avessi voluto con tutto me stesso poter tornare nel mio stato, non ho mai avuto il coraggio di farlo. Ho sempre cercato di aiutarlo da lontano. Inviamo continuamente aiuti e sosteniamo svariati ospedali su tutta la sua superficie....ma non ci sono mai più tornato. Non sono egoista, nè tanto meno ho dimenticato le mie origini. Credo sia stato un istinto di protezione. Soprattutto verso Sohrab. Lui ha vissuto l'Afghanistan quando il periodo nero aveva già spazzato via tutto. L'Afghanistan l'ha privato della sua famiglia e per poco non gli è costato la vita. È difficile dimenticare certe esperienze...Ma ce la metto tutta per far sì che qualche orrenda immagine di sangue e distruzione possa essere sostituita da altre immagini di serenità e protezione. Quando si pensa all'Afghanistan non si fa altro che vederci guerra e vite perdute. Un deserto creato dalla mano dell'uomo. Ma io non vedo solo questo. Io vedo due bambini che corrono dietro un aquilone a perdifiato per riuscire a conquistare uno dei trofei più ambiti tra i bambini di Kabul. Più volte ho mostrato a Sohrab  immagini che ritraggono me e Hassan con sorrisi sereni in compagnia di Baba e Ali mentre agitiamo un aquilone rosso con rifiniture laterali dorate: il più bell'aquilone che avessimo mai cacciato durante un torneo. Mentre sfogliava queste immagini Sohrab sorrideva e io capivo che pian piano l'Afghanistan nero si stava trasformando in qualcosa di più chiaro e meno pericoloso. Una bugia, lo so, ma una bugia che portava un grande sorriso su un viso segnato da grandi dolori. Ed io in quel sorriso ci vedevo il mio Hassan. Mio fratello. Il cacciatore di aquiloni.
È per questo che non sono più tornato in Afghanistan : a poco a poco anche i miei ricordi, quelli più dolorosi, lasciavano il posto a quelli felici e spensierati della mia infanzia. Non avevo voglia di inquinarli con immagini terrificanti: possono portarci via la casa, le persone a noi care, parte della nostra vita...ma non potranno mai portarci via i ricordi in cui tutto questo continua ancora a vivere e lo farà per sempre. Preferisco pensare all'Afghanistan come al luogo in cui gli unici combattimenti presenti sono quelli di aquiloni. Combattimenti che tingono il nostro cielo di mille colori. Combattimenti che ti spingono a correre sempre più veloce per conquistare l'ultimo aquilone rimasto e regalarlo a Baba. E ad ogni combattimento la nostra amicizia si fa sempre più forte finchè un giorno leggeremo a lettere cubitali: AMIR E HASSAN: GLI INVINCIBILI CACCIATORI DI AQUILONI!-


-Pensando al passato: c'è qualcosa che le piacerebbe cambiare della sua vita?

- Be'...questa è una domanda molto retorica. Certo che sì. Quel fatidico giorno dell'aquilone azzurro: la chiave con cui avrei aperto il cuore di Baba. Quando la mia vita e quella di Hassan  stava per cambiare per sempre. Quando in un vicolo cieco tre ragazzi si accanirono contro Hassan. Quando uno di loro si preparava a far del male a mio fratello ed io impietrito dietro un cumulo di spazzatura non feci altro che guardare, le labbra serrate in un silenzio doloroso e, dopo qualche minuto fuggì via in preda al terrore.
Ecco. È questo il momento della mia vita che vorrei cambiare. Vorrei poter tornare indietro e spingere il piccolo, spaventato, egoista Amir fuori da quel cumulo di spazzatura con la fionda puntata su Assef pronto a dare la vita per Hassan. "Per te questo ed altro" mi aveva detto prima di correre dietro l'aquilone. Avrei dovuto dirlo anch'io e invece mi limitai a tacere. -


-Cosa vede nel suo futuro adesso che le cose per lei sono un po' migliorate?-

-Vedo me e Soraya che ci dondoliamo in veranda fuori dalla nostra piccola villetta in Fremont. Sohrab sta studiando per diventare medico. Vorrebbe prestare aiuto al suo paese e andare a lavorare nell'ospedale di Rawalpindi. Quindi vedo me e Soraya che ci prepariamo a salutare nostro figlio che sta andando ad inseguire il suo sogno in Pakistan. Vedo me e Soraya che ci stringiamo in un abbraccio: avremmo voluto tanto fermare Sohrab. Tenerlo ancora qui con noi per proteggerlo dalle brutture del mondo. Ma poi vedo mio figlio che ormai è diventato un grande uomo, un grande medico telefonare a me e mia moglie ogni sera dal Pakistan per raccontarci di tutte le vite che ha salvato quel giorno e vedo noi sorridere e con le lacrime sul punto di straripare chiudere il telefono e ringraziare Allah perchè il nostro Sohrab è ancora vivo, sano e salvo in una terra ostile. Ringraziare Allah per il grande uomo in cui si è trasformato: Sohrab, il piccolo, indifeso bambino strappato all'infanzia trasformatosi in un adulto coraggioso ed ammirevole. Sohrab, a cui il suo paese aveva tolto tutto, pronto a tornare in patria per mettersi al suo servizio. Non potrei non essere più fiero di mio figlio, del figlio di Hassan. Anche mio fratello era altruista e coraggioso...Ricordo ancora il giorno in cui, pur se terrorizzato, Hassan si erse contro Assef per proteggermi con la sua fionda. Sohrab è come suo padre..e in ogni suo gesto Hassan vive..Ogni giorno. Tra noi.-


-Un'ultima domanda Amir. Ha parlato tanto di Hassan, suo fratello. Sohrab era ancora molto piccolo quando perse suo padre. Come fa a mantenere vivo il suo ricordo nel ragazzo?

- Mah...non credo ci sia bisogno di far qualcosa. Come ho già detto, Hassan è indelebile in ogni gesto di Sohrab e questo il ragazzo lo sa bene. Ma in verità, c'è qualcosa che facciamo. È un rito che ormai fa parte delle nostre vite e a cui ci atteniamo quasi automaticamente. Ma più per noi lo facciamo per Hassan. Per fargli sapere che lui è e sarà sempre con noi, che nessuno lo ha dimenticato, che è impresso nelle nostre vite più di qualsiasi altra cosa e sarà sempre così......
Insomma...Ogni anno, all'inizio dell'inverno, io, Soraya e Sohrab ci riuniamo insieme al parco del lago Elizabeth e lasciamo volare in alto un aquilone costruito da Sohrab, che non fa altro che sorridere levando gli occhi al cielo e guardando l'aquilone allontanarsi...."Per te questo ed altro" sussurro tra me e me, mentre il nostro aquilone sale sempre più in alto fino a raggiungere Hassan.-


-La ringrazio Amir, per il suo tempo. È stato davvero interessante conoscere piccole sfumature della sua nuova vita. Un'emozione unica sapere che nulla è finito con il libro ma tutto è andato avanti portando nelle vostre vite nuove speranze e nuovi sogni.-


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