giovedì 17 luglio 2014

Recensione del libro "Cercando Alaska" di John Green


Titolo: "Cercando Alaska"
Autore: John Green
Editore: Rizzoli
Trama: Miles Halter, solitario collezionista di Ultime Parole Famose, lascia la tranquilla vita di casa per cercare il suo Grande Forse a Culver Creek, una prestigiosa scuola in Alabama. È qui che conosce Alaska. Brillante, buffa, svitata, imprevedibile e molto sexy, per Miles diventa un enigma, un pensiero fisso, una magnifica ossessione.
Prezzo (copertina flessibile): 14,00 €


Cosa penso di "Cercando Alaska"?
Prima di cominciare questa recensione devo fare una piccola premessa.
 Ebbene...se sei un/una fan di John Green, una/uno di quelle/quei fan "sfegatati" che mistificano il proprio scrittore preferito facendo dei suoi libri un qualcosa di divino che non può che essere perfetto, NON CONTINUATE A LEGGERE QUESTA RECENSIONE! 
 Se invece sei un/una di quei/quelle fan che sono per la libertà di parola e sostengono la teoria secondo la quale un parere di tipo soggettivo non rappresenta necessariamente un giudizio universale, vai pure avanti. Il mio pensiero su questo libro non ti tangerà affatto.
 Bene! Possiamo cominciare. 

"Cercando Alaska" è un libro strano. Strano come la ragazza di cui porta il nome. Una ragazza enigmatica, lunatica, misteriosa...Una vera e propria ossessione non solo per Miles ma anche per il lettore che si appresta a leggere il libro con grandi aspettative sperando di poter trovare tra le sue pagine il Grande Forse della propria vita. Ma dove sarà mai finito questo Grande Forse? Come mai dopo averlo letto non ce n'è stata traccia?
Sarà che "Colpa delle stelle" (il solo libro che ho letto di questo autore) l'ho considerato un libro sorprendentemente fantastico; sarà che sul web avevo letto che "Cercando Alaska" è il "Grande Forse" dei lettori; sarà che stavo per diventare anche io una super fan di John Green....Insomma...Sarà che mi ero prefissata quasi un milione di "sarà" che "Cercando Alaska" mi ha delusa. 
Chi segue il blog avrà di sicuro notato che questo libro è rimasto nella sezione "IN LETTURA" in alto a sinistra troppo a lungo rispetto alla media delle altre mie letture. Questo perchè non riuscivo proprio a leggerlo. Sono quel tipo di lettrice a cui piace immedesimarsi nei personaggi del suo libro, ma, soprattutto, amo gli autori che riescono a descrivere luoghi ed emozioni dei protagonisti in modo attento e preciso. Tutto ciò non sono riuscita a trovarlo in questo libro. Al suo posto ho invece trovato una narrazione molto sbrigativa e soprattutto priva di particolari. I fatti si susseguono velocemente, in modo quasi distratto, e, il più delle volte, non ti portano a sviluppare una curiosità tale da spingerti a voler leggere di più per sapere cosa accadrà più avanti. Un altro punto a sfavore di "Cercando Alaska" è la prevedibilità degli eventi. Avevo quasi previsto il più importante (unico) colpo di scena che si verifica a metà libro e, poichè  l'autore non mi aveva dato modo di affezionarmi e conoscere meglio il personaggio protagonista di questo "fattaccio", il tutto mi ha lasciata indifferente. 
Non succede niente di che nella prima metà del libro e altrettanto piatta risulta la narrazione della seconda metà, dopo che ciò che doveva succedere, succede. Lo considero un libro "lunatico" in quanto alterna momenti di alta tensione a momenti di pura leggerezza che quasi diventa monotonia. Ciò fa sì che durante la lettura, leggendo un frammento interessante, ti ritrovi a pensare: "Dai, ci siamo, ecco che sta per succedere qualcosa  di grande, qualcosa che mi farà cambiare idea" ma dopo esattamente due secondi ti ricredi ed esclami "Tutto qui? Ma mi stai prendendo in giro?". E in tutti questi casi mi sorprendevo a chiedermi "Ma quando finisce questo libro?" e a volte ho dovuto anche resistere alla tentazione di avvalermi del III DIRITTO IMPRESCRITTIBILE DEL LETTORE e dunque lasciare a metà la lettura senza portare a termine il libro. 
Nonostante tutto ciò non posso assolutamente affermare che sia una lettura negativa. Le letture negative sono ben altre. Anzi, mi sento di consigliarla, soprattutto come lettura estiva in quanto la trama è molto semplice e poco impegnativa. Il tema centrale è comunque interessante e qualcosina ti resta nel cuore. Lo stile ironico di John Green è rimasto lo stesso di quello di "Colpa delle stelle" ed è stato proprio grazie al suo modo di scrivere che sono riuscita a resistere e ad andare avanti nella lettura, arrivando alla fine. Trovo che sia uno scrittore molto brillante che ha una padronanza di linguaggio davvero sorprendente che riesce a coinvolgerti anche laddove la trama non è un granchè. 
Potrebbe anche essere che ho letto "Cercando Alaska" con un po' di disattenzione senza cogliere ciò che realmente cela nel suo cuore cartaceo e per questo mi ha lasciata insoddisfatta.
Ma...mettiamola così: mi aspettavo un tiramisù al caffè. Di quelli che sono un trionfo per il palato, colmo di mascarpone e panna con la spolveratina di cacao amaro che lo rende più piacevole...e invece mi sono ritrovata con un tiramisù alla fragola: meno dolce, più leggero e più insapore ma che comunque non ho potuto fare a meno di mangiare. Ad un dolce non si può dire mai di no, così come ad un libro.


DAL LIBRO AL FILM
Ho sentito che ne faranno un film. Credo che sarà la prima volta in cui un film sarà migliore del libro. I contenuti non sono molti, per questo credo che sarà davvero molto facile metterli in scena. Sono molto curiosa di vederlo e confrontarlo al libro, soprattutto per scorgere qualche particolare che forse non ho colto nel romanzo! 


LE MIE CITAZIONI PREFERITE
(CONTENGONO SPOILER)

"-Ecco, c'è questo signore- dissi, affacciandomi sulla soglia del salotto. -François Rebelais. Poeta. E le sue ultime parole sono state: Vado a cercare un Grande Forse. 
Ecco perchè voglio andare via. Così non dovrò aspettare di essere in punto di morte per mettermi in cerca di un Grande Forse.-"

"Certe cose non puoi prolungarle all'infinito. Viene il momento in cui devi strappar via il cerotto. Fa male, ma poi passa e ti senti meglio."

"Non successe, ovviamente. Mai che le cose andassero come mi aspettavo."

"Dobbiamo essere presenti in ogni istante della nostra vita, presenti fino in fondo."

"Immaginare il futuro sa di rimpianto."

"Passi la vita inchiodato nel labirinto, pensando al modo in cui un giorno ne uscirai, e a come sarà fantastico, e immagini che il futuro ti trascinerà pian piano fuori di lì, ma non succede. È solo usare il futuro per sfuggire al presente."

"A volte perdi una battaglia. Ma gli indisciplinati vincono sempre la guerra."

"La lezione di Francese era iniziata da venti minuti, e Madame O'Malley stava coniugando il verbo -credere- al congiuntivo: -Que je croie, que tu croies, qu'il ou qu'elle croie.- Buffo ripetere all'infinito: -Credere cosa?- pensavo, e in quel momento arrivò la pioggia."

"Niente è male. Ma si soffre sempre, Ciccio. I compiti a casa, la malaria, avere un fidanzato lontano quando c'è un bel ragazzo disteso vicino a te. La sofferenza è universale. È l'unica cosa che fa paura a tutti, buddhisti, cristiani, musulmani."

"Lei aveva un ragazzo, io ero una frana e lei una fata, e io ero inguaribilmente noioso e lei infinitamente affascinante. Così me ne tornai nella mia stanza e crollai sul letto, pensando che se gli esseri umani fossero precipitazioni atmosferiche, io sarei stato una pioggerella, lei un ciclone."

"La fortuna è per gli imbecilli."

"Arriva il momento in cui ci rendiamo conto che i nostri genitori non possono salvare se stessi nè noi, che tutti quelli che si avventurano nel mare dell'esistenza finiscono per essere trascinati al largo dalla risacca - Che, per farla breve, ce ne andremo tutti."

"Ecco perchè ho paura: ho perduto qualcosa di importante, non riesco più a trovarlo, e ne ho bisogno. Paura come uno che perde gli occhiali, va dall'ottico e scopre che in tutto il mondo non ci sono più occhiali, e lui dovrà far senza, e basta."

"E poi, cos'è morire sul colpo? Quanto dura il colpo? Un secondo? Dieci? In quei secondi il dolore dev'essere stato atroce, con il cuore che le si spaccava, i polmoni che le si schiacciavano, niente più ossigeno nè sangue al cervello, e nient'altro che panico allo stato puro. Che cavolo vuol dire morte istantanea? Niente è istantaneo. Il riso istantaneo è pronto in cinque minuti, il budino istantaneo in un'ora. Ho i miei dubbi che un istante di dolore accecante sembri particolarmente istantaneo."

"Non provavo tanto tristezza quanto dolore fisico. Fa male, e non è un modo di dire. Fa male come un carico di botte."

"Le ultime parole di Merierther Lewis furono: -Non sono un vigliacco, anzi: sono fortissimo. Non è facile morire.- Sarà così, non ne dubito, ma per chi rimane non è molto più facile."

"Non era nemmeno più una persona, solo carne che marciva, ma io l'amavo al presente."

"Restai lì, in mezzo alla stanza, gli occhi chiusi, riempiendomi lentamente le narici -la vaniglia, l'erba autunnale non ancora tagliata - ma ad ogni lungo respiro mi abituavo al profumo, lo sentivo sempre di meno, e in un attimo lei era sparita di nuovo."

"Voglio andare a buttare quest'acqua sulle fiamme dell'inferno, e poi, con questa torcia, brucerò le porte del paradiso, così gli uomini non ameranno più Dio per amore del paradiso o per paura dell'inferno, ma perchè Lui è Dio."

"Non ero religioso, ma mi piacevano i riti. Mi piaceva l'idea di legare un gesto ad un ricordo."

"Certi misteri non sono fatti per essere risolti."

"-Dopo tutto questo tempo, credo ancora che l'unica via d'uscita sia dritto e veloce...ma per me è sempre meglio il labirinto. Bell'inculata, il labirinto. Però me lo tengo."

"Che noi tutti dovevamo perdonare se volevamo sopravvivere nel labirinto."

"Se solo potessimo vedere l'infinita catena di conseguenze derivanti da ogni minimo gesto. E invece ce ne rendiamo conto soltanto quando rendersene conto non serve più a nulla."

"Avrei sempre amato Alaska Young, il mio imperfetto prossimo, con tutto il mio imperfetto cuore."

"E penso ancora, a volte, che forse l'aldilà è solo un concetto che ci siamo inventati per accettare meglio il dolore di una perdita, per renderci meno insopportabile la permanenza nel labirinto."

"Ora, io credo che noi siamo qualcosa di più della somma delle nostre parti. Se prendiamo il codice genetico di Alaska, e ci aggiungiamo le sue esperienze, i rapporti che ha avuto con gli altri, la forma e le dimensioni del suo corpo, non otteniamo Alaska. C'è dell'altro, qualcosa di completamente altro. C'è una parte di lei più grande della somma delle parti di lei che conosciamo. E quella parte dev'essere in qualche posto, perchè non si può distruggere."

"Alle brutture si può sopravvivere, perchè noi siamo indistruttibili nella misura in cui crediamo di esserlo."

"Le ultime parole di di Thomas Edison furono: -Com'è bello, laggiù.- Non so dove sia laggiù, ma io credo che da qualche parte esista e spero che sia bello."


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